“Compromissioni significative del Sé in termini di Identità e Auto-direzionalità e compromissioni nel funzionamento interpersonale in termini di Empatia e Intimità….” Quanto spesso ci riferiamo a patologie della complessità del disturbo borderline di personalità facendo univocamente riferimento ai criteri del DSM-5?
Sarà che sempre più spesso ci accostiamo ad un’ottica un po’ patologizzante della psicologia: ci sono delle malattie e vanno curate. Ma quanto questo concetto è adeguato ai disturbi di personalità? E quali sono gli effetti collaterali dello stigma sociale sulla percezione che si ha di sè stessi e degli altri?
Il disturbo borderline di personalità: che canzone canti oggi?
I disturbi di personalità non sono semplici “disturbi”. Parliamo di disturbo di personalità quando è la nostra stessa essenza a modificarsi: i nostri comportamenti, i nostri pensieri, le nostre emozioni, si adattano ad un ambiente che ci pone delle difficoltà ben precise, ma spesso in maniera poco adattiva. Come possiamo realmente ridurre l’intero mondo di una persona a una semplice definizione?
Nell’articolo di oggi ci proponiamo una nuova strada. Cosa è il disturbo di personalità borderline? Che mondo vive chi vi abita dentro? Cosa c’è dietro quella patina di patologia che siamo tutti pronti ad osservare e additare?
Negli ultimi giorni ho provato a chiedervelo. Ho estratto due-tre criteri banali del disturbo e ho detto “Parlatemi del disturbo con la musica”. E mi si è aperto un mondo su cosa passa dall’esterno e su cosa invece c’è dentro. Andiamo a vederlo insieme.
La diagnosi
“Ma quindi ho questo disturbo?” è meglio chiarire la risposta subito. Chi mi conosce sa che il mio rapporto con la diagnosi non è propriamente limpido (così come con il concetto di “malattia mentale“) e perde di limpidità ancora di più quando parliamo di disturbi di personalità.
Ad esempio, “Borderline” dei lowlow parla di Lara, una adolescente che nel mezzo di una vita banale all’improvviso vive vissuti di idealizzazione e svalutazione, si taglia e per finire rischia il suicidio. Ma quanto Lara è borderline e quanto è solo adolescente? E soprattutto, quanto conviene dire a Lara che è borderline e probabilmente lo sarà per sempre, già così giovane?
In “Gasoline” Halsey parla della sua condizione di discontinuità, rottura e di come si senta un ingranaggio rotto della società. Sono tutte caratteristiche comuni nel disturbo borderline ma… in realtà Halsey soffre di disturbo bipolare. E qui un altro punto: diversi disturbi hanno una forte sovrapposizione per sintomi e vissuti. Per disturbi complessi, come quelli di personalità, spesso il disturbo non è neanche la causa principale per cui il cliente si rivolge al terapeuta.
Il mondo borderline
Quindi, come appaiono le cose dal punto di vista di un soggetto borderline?
Proprio come nella canzone di Katy Perry, a volte le cose sono molto rosa, a volte sono molto nere, inclusa la visione di loro stessi. Gli individui con personalità borderline in qualche punto della loro vita hanno perso la loro integrità, quello scotch che ci permette di tenere tutto coeso e renderci quello che siamo. Così per loro è un po’ sempre come essere sulle “montagne russe”: il giorno prima possono amare alla follia qualcuno (idealizzazione) e poi il giorno dopo, anche a fronte di sciocchezze, trovarsi ad odiarla (svalutazione).
Bonus: tutto questo vale anche nei confronti di loro stessi. Anche per loro a volte è difficile capirsi, il che rende anche più complesse le cose che tutti daremmo per scontato, come ad esempio avere dei piani per il futuro, capire le proprie emozioni, anche solo sapere come sentirsi o perfino riconoscersi.
E questa incoerenza spesso si riflette in un altro paio di caratteristiche tipiche delle personalità borderline: la volubilità emotiva e l’impulsività. Proprio come scopre il povero Tommaso, innamoratissimo, quando la sua ragazza gli dice che è lesbica e che ama Margot per poi scappare con lei (cambiando idea dopo un solo mese!). O quando, ancora peggio, l’interruzione del cerchio zen lo porta a farsi scheggiare un dente.
Nonostante la simpatia della canzone, spesso questi tratti di impulsività e volubilità emotiva possono avere risvolti anche pericolosi per chi soffre del disturbo, non ultimi l’autolesionismo, l’abuso di sostanze.
- È incredibilmente amplificata;
- Convive con la sensazione che la relazione sia troppo stretta e con la voglia di interromperla;
- Alla reale interruzione (che talvolta deriva dal comportamento del soggetto borderline stesso) può scatenare tutte le forti reazioni di impulsività, rottura e volubilità emotiva di cui sopra.
Come dice Demi Lovato nel suo pezzo: “Ti odio, non lasciarmi”. La relazione sembra la risoluzione ai problemi del borderline, ma allo stesso risuona come un nuovo problema.
Il mondo fuori dal borderline: lo stigma
Dal mio confronto con il pubblico sul disturbo borderline sono rimasto sorpreso in particolare da una cosa. Mi è capitato infatti di trovare suggerimenti di canzoni di questo tipo:
In “Patè d’olive”, in “Hot N Cold”, anche in “I hate you, don’t leave me” abbiamo visto le difficoltà relative ad intrattenere un qualsivoglia tipo di relazione con un soggetto borderline. La prevalenza di relazioni tossiche e dannose dei soggetti borderline, oltre che la loro volubilità emotiva e impulsività, sono alla base dello stigma che caratterizza la categoria.
Così ci troviamo canzoni come “You are a cunt” o “Cara ti amo”, dove quasi sembra che il soggetto borderline sia solo una cattiva persona che ci prova gusto a fare del male agli altri o ad intrattenere relazioni tossiche.
Questo succede quando iniziamo a pensare alla persona come “Soggetto borderline”. Francesca, Sara, Piero, non importa: la persona sparisce dietro alla sua malattia, “diventa” la sua malattia.
Così, il nostro “Soggetto borderline” non ha più i capelli castani, non fa più volontariato, non ha salvato dei gattini per strada la settimana prima. È borderline, quindi ci concentriamo su tutti quei sintomi che lo rendono una cattiva persona. Ci prepariamo ad aspettarceli, e se possibile lo evitiamo proprio a prescindere.
Quello che dimentichiamo è che, prima che “quello che è proprio fuori di testa”, la persona borderline è una persona che vive una sofferenza personale. Che i danni relazionali che fa non li fa volontariamente, e la prima vittima del suo comportamento è essa stessa.
Nessuno domani vi costringerà ad essere amici di una persona borderline, così come nessuno vi costringerà ad essere amici di chiunque non vi piaccia. Ma quando incontrate qualcuno con un disturbo, in generale, non promuovete lo stigma. Non siate prevenuti, non coltivate pregiudizi, pensate sempre che chi avete davanti è una persona. Pensate a quello che sta passando e imparate a cogliere tutte le sfumature della sua personalità, nel qui e nell’ora, non solo quelle scritte su un polveroso manuale diagnostico.
Si guarisce?
Partiamo da un presupposto. Il disturbo borderline di personalità non è un raffreddore, come più in generale la psicopatologia è ben diversa dalle malattie fisiche.
Dal raffreddore si guarisce: si aspetta un po’, si prendono un po’ di farmaci per il trattamento sintomatico et voilà, niente più raffreddore.
La psicopatologia, al contrario, è un adattamento che il nostro corpo ha creato per permetterci di sopravvivere. Non si cancella, non si azzera: ci si impara a convivere.
Ma questo vuol dire che “non si guarisce”? No, è proprio il concetto ad essere sbagliato. Imparare a convivere con sè stessi vuol dire trovare un nuovo equilibrio con i nostri sintomi che li trasformi da “sintomi” in alleati, o in semplici conviventi.
Il disturbo borderline di personalità è un modo di essere: possiamo guarire un modo di essere? No. Ma possiamo adattarlo per fare in modo che ci intralci molto di meno.
La terapia del disturbo borderline è caratterizzata da un complesso approccio multidisciplinare che fa principalmente affidamento su interventi psicosociali e terapia farmacologica.
Dal punto di vista psicologico, la Terapia Dialettico-Comportamentale è forse una delle terapie più efficaci per perseguire questo obiettivo di ristrutturazione nel soggetto borderline: attraverso un percorso mirato lavora sull’insegnamento di abilità per il controllo della sintomatologia, sulla motivazione del paziente, sulla generalizzazione delle nuove strategie nella vita quotidiana e agisce perfino sull’efficacia e la motivazione del terapeuta1.
Sotto questa luce è meno scontato pensare che i disturbi di personalità siano inguaribili, al momento in cui iniziamo a ricalibrare cosa voglia dire guarire. D’altronde, uno studio di Zanarini et al. ha messo in evidenza come, su 290 pazienti borderline inizialmente ospedalizzati, il 73.5% abbia avuto un’importante remissione sintomatica nel giro di 6 anni (con un 34,5% che l’aveva già ottenuta dopo 2 anni) grazie ad interventi terapeutici di vario tipo2.
In conclusione
Oggi abbiamo dato un’occhiata rapida al complicato mondo dei soggetti borderline. Potremmo parlare di sintomi, criteri, cause e terapia per sempre, ma qual è il vero messaggio che vogliamo portare a casa?
Chi soffre di disturbo di personalità borderline ha un modo diverso di vivere la vita: la propria e di chi gli sta intorno. Ma dietro la minacciosa immagine dello specchio rotto si nasconde questo: una persona che soffre. Con i suoi desideri, i suoi sogni, la sua vita. Ed è questo che dobbiamo sempre ricordare se vogliamo combattere lo stigma legato alla psicopatologia.
BIBLIOGRAFIA
-
1.Lieb K, Zanarini MC, Schmahl C, Linehan MM, Bohus M. Borderline personality disorder. The Lancet. Published online July 2004:453-461. doi:10.1016/s0140-6736(04)16770-6
- 2.
Zanarini MC, Frankenburg FR, Hennen J, Silk KR. The Longitudinal Course of Borderline Psychopathology: 6-Year Prospective Follow-Up of the Phenomenology of Borderline Personality Disorder. AJP. Published online February 2003:274-283. doi:10.1176/appi.ajp.160.2.274
Graziano Gigante
Dottore in Scienza e Tecniche Psicologiche
Fondatore di Fragments – Frammenti di psicologia
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